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VIETRI DI POTENZA

La storia.
L'origine del suo nome è da far risalire, con molta probabilità, ai -Campi Veteres-, fortilizio romano famoso per l'agguato teso dal lucano Flavio al proconsole Tiberio Gracco, nel 212 a.C., durante la seconda guerra punica. Notizie certe, confermate dal ritrovamento di lance e giavellotti appartenenti a soldati romani e cartaginesi, ci provengono dallo storico Tito Livio che delimita la zona dell'agguato tra quella che oggi è la località -Campi di Tito- e l'attuale Vietri. Reperti ceramici rinvenuti nella Grotta Serra di Pola, fanno ritenere che la zona fosse abitata dagli uomini già in epoca preistorica, e successivamente da popolazioni preromane. Quando, con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, gli abitanti in
territori aperti divennero più vulnerabili alle incursioni nemiche, anche il popolo dell'antica Vietri si trasferì lì dove il paese sorge attualmente, su un'area che, per conformazione geografica, garantiva una migliore difesa dagli attacchi esterni. Uno sperone di rocce scoscese che scendono vertiginosamente a strapiombo al fondo del torrente tortuoso e stretto detto Fiumarella, fu il luogo prescelto per edificare il paese. Conquistato dai Goti e poi dai Longobardi, fu vittima anche delle incursioni saracene, come sembra ricordare il nome -Pietre Saracene-. dato alla località, nei pressi del paese in cui probabilmente si svolsero gli scontri. Nel 1137 Vietri fu luogo di sosta di Papa Innocenzo II durante il suo viaggio alla volta di Potenza per chiedere aiuto all'imperatore Lotario contro l'antipapa Anacleto, come attesta una lapide sulla facciata della chiesa parrocchiale. Sotto i Normanni. Vietri fece parte, come altri paesi della valle del Melandro, del giustizierato di Principato. Dalla fine del '400 fu feudo di diverse famiglie, dai Guevara di Potenza ai Del Tufo, ai Di Sangro ai Caracciolo. Attivo centro manifatturiero e commerciale, fu sede nel XVIII secolo di un importante studio teologico.

Cosa vedere.
A 358 metri di altezza, Vietri è posta su rupi scoscese, calata in uno dei paesaggi più rinomati della regione per varietà e bellezza. La parte più antica del centro
storico conserva i caratteristici vicoli dei paesi montani, stretti e scoscesi, pittoreschi sottopassaggi, e frammenti di sculture e lapidi che si offrono come una scoperta, incastrati nei muri delle vecchie case, al visitatore più attento. Partendo da Piazza Umberto, salendo per Via Roma, si giunge alla Chiesa parrocchiale di San Nicola di Mira, dedicata al patrono S. Anselmo. La facciata, in stile barocco del 1700, mostra un bel portale di pietra sormontato da un finestrone barocco e altri due portali minori, anch'essi sormontati da finestre. L'interno. a tre navate, contiene altari policromi. Di rilievo è il campanile romanico, alla cui base è murata una stele funeraria di calcare di età romana, rappresentante un mezzo busto maschile ed uno femminile. Usciti dalla chiesa, continuando a salire lungo la strada pricipale, si giunge su Piazza del Popolo, detta dai vietresi -u fuoss- (il fosso). La piazza si estende, infatti, su quello che una volta era il fossato semicircolare anteriore scavato a difesa del Palazzo Ducale, edificio fortificato dotato di mura spesse e protezioni di sbarre e cancelli alle strette aperture dei corridoi interni. Munito di ponte levatoio, da cui si accedeva ad una grande porta d'entrata, conserva ancora oggi, nel cortile interno, un pozzo che, attraverso uno stretto cunicolo, permetteva di accedere vicino al -ponte delle Armi-. La piazza, dalla quale si gode uno scorcio panoramico molto bello della collina del Convento, è completata dalla Torre dell'Orologio. Da piazza del Popolo inizia la salita di via S. Biagio, che si consiglia a chi abbia voglia di perdersi tra i cratteristici vicoli del centro storico. Edificio di culto di particolare importanza è la Chiesa dell'Annuziata che conserva diversi affreschi del XVIII secolo: un'Annunciazione a tempera su muro dello stesso periodo e 18 pannelli affrescati con scene della vita di Cristo del 1719. I1 portale d'ingresso in pietra calcarea, opera di autore ignoto locale, è datato 1694. Durante la passeggiata nel centro storico, aguzzando la vista, sarà possibile osservare una serie di testimonianze provenienti dall'antichità. In via Nazionale, al nuniero 129, interessante è lo stemma murato su una porta, raffigurante un albero su tre montagne, del XVIII secolo, in via S. Caterina si segnala, invece, un portale del XIX sec., con conchiglie nella chiave di volta su cui è uno stemma con testa cinta di alloro. Del 1599 è la colonna, sormontata da una croce, in via del Cimitero. Molti anche i palazzi di interesse storico, quale Palazzo Briganti, Palazzo Capuano, Palazzo Grassi - Belli. Sulla strada che porta a Vietri alla contrada Montagna, a metà del Monte la Cuzza, è da vedere il Convento dei Cappuccini risalente al '600, periodo particolarmente felice per il paese. Nella Chiesa annessa è conservato un preziosissimo crocifisso eseguito da San Gerardo Maiella e un dipinto scorrevole, del 1500, opera, per alcuni, del pittore lucano Antonio Stabile, per altri di Francesco Antonio Romano di Laurenzana. Il dipinto nasconderebbe, secondo certi racconti, un'autentica spina della corona di Cristo, parte di un prezioso e raro reliquiario del '700. Intorno al convento sono sorti, nel tempo, insediamenti satellite, dovuti ad un'intensa attività socio-economica, legata alla presenza dei frati, che durò fino al secolo scorso. Ne è un esempio Villa Indiveri, nei pressi del Convento. Lasciando il complesso e risalendo il Monte la Cuzza, è possibile ammirare un ampio panorama che dall'abitato di Vietri spazia fino al fondovalle del Melandro. Superato il crinale, in lontananza appare Savoia di Lucania e il fitto bosco di cerro sotto cui sorge il torrente Tuorno.

Convento di S. Francesco di Assisi.
L'arrivo dei Frati Minori cappuccini a Vietri risale al 1572, quando si stabilirono in un piccolo convento, vicino il centro abitato, fatto costruire dal Conte di Potenza Carlo de Guevara. Fu nel 1652 che essi si trasferirono nella struttura che attualmente domina il paese dalla sommità del monte la Cuzza. L'edificio, a due piani, presenta una corte interna, un chiostro circondato da un porticato con al centro un pozzo di pietra di forma quadrata, e quattro ali di celle (trenta in tutto) distribuite intorno ad un corridoio ad anello. In un primo tempo destinato alla formazione dei novizi, e successivamente adibito a studentato, il Convento dei cappuccini fu centro di notevole influenza culturale per tutto il territorio circostante. Vi fu istituito lo studio della filosofia e, soprattutto divenne sede di una ricchissima Biblioteca contenente volumi di tale pregio da indurre, nel 1631, il Padre guardiano Anselmo da Vietri, a invocare la scomunica papale per quei frati che osassero sottrarre libri al convento. Sebbene più volte saccheggiata, la Biblioteca, anche grazie all'aiuto dei fedeli, fu sempre ricostituita, arrivando a contare più di duemila volumi, tra opere del Sei-Settecento. Cinquecentine e diversi incunaboli.

Escursioni.
Da vedere sono le Gole di Puzz' gnunt (cioè dei mulinelli), alte e ripide pareti rocciose scavate dal corso del melandro che qui si incunea tra guglie dolomitiche e torri di calcare ed arenaria, lungo rive ora sabbiose ora ciottolose, ove è possibile incontrare sorgernti di acqua sulfurea.

Eventi e manifestazioni.
La festa più sentita è quella in onore di sant'Anselmo, che si svolge la prima domenica di maggio e la seconda domenica di luglio, con la processione per le vie del paese, cui seguono manifestazioni musicali in serata. Per chi d'estate rimane in paese, o qui fa ritorno da paesi lontani, dal 9 al 15 agosto si svolge il Ferragosto Vietrese, che prevede l'esibizione di gruppi folkloristici, gare sportive e giochi di piazza.

Autore: Opuscolo della Pro-Loco

 

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